Scomparso nel 2020 dopo una lunga malattia, che ha affrontato con coraggio e continuando fino all’ultimo a fare musica, Ezio Bosso, compositore, pianista, contrabbassista e direttore d’orchestra italiano, nato a Torino nel 1971, è stato senza dubbio uno degli artisti italiani più amati degli ultimi anni, la cui assenza continua ad essere percepita con dolore.
Avvicinatosi alla musica prestissimo, grazie a una prozia pianista e al fratello musicista (dichiarava di avere ascoltato a cinque anni Beethoven, Smetana e Liszt, sognando per la prima volta una carriera di direttore d’orchestra) ha studiato al conservatorio avendo fra gli altri come maestro John Cage, di cui ricordava la severità, per perfezionarsi poi all’Accademia di Vienna.
Ha diretto le orchestre London Symphony, Orchestra del Teatro Regio di Torino, Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli e molte altre. Ha vissuto fra Londra, dove è stato direttore del The London Strings, e Bologna, dove ha lavorato a lungo con il Teatro Comunale, tornando spesso anche a Torino. Dal 2017 al 2018 è stato direttore stabile residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Oltre a comporre per prestigiose istituzioni operistiche di tutto il mondo ha scritto musica da film, in particolare con Gabriele Salvatores, e ha collaborato con artisti della scena pop fra cui gli Statuto. Molto stretto, inoltre, il sodalizio artistico con il violoncellista Mario Brunello, anche direttore artistico de I suoni delle Dolomiti.
Di lui il grande pubblico oggi ricorda, oltre l’indiscutibile classe e la versatilità musicale, la simpatia, l’umanità, il calore.